Recensione di Elisabetta Bolondi
Autore: Sanvitale Francesca
Titolo: L'ultima casa prima del bosco
Editore: Einaudi 2003
Un libro strano, questo della Sanvitale, diviso in due parti molto diverse fra loro; nella prima campeggia la descrizione della Costruzione, la casa del quartiere Prati di Roma che è lo scenario in cui si muove il protagonista, Giacomo Impronta, un ex fiancheggiatore delle Brigate Rosse, doppiogiochista coi servizi segreti, che sembra ignorare tutto del passato, che comnincia ad apprendere allorchè si trova casualmente a consultare l'archivio del condominio dove ha trovato rifugio sotto le false vesti di un bibliotecario. Nella seconda parte ci si sposta a Siusi, in Alto Adige, dove il protagonista della storia si rifugia per la convalescenza di una brutta polmonite che lo ha quasi ucciso, insieme alla sua compagna. Qui compaiono altri personaggi, alcuni incongrui, e vengono rivelati aspetti sconosciuti del passato di Giacomo. Un libro ben scritto e altrettanto ben costruito, estremamente cerebrale e un po' freddo; vi sono molte reminiscenze pirandelliane, molti riferimenti al Fu Mattia Pascal: l'idea della doppia identità, delle due vite del protagonista, lo stesso mestiere di bibliotecario, Roma sonnacchisa protagonista di una parte consistente del libro. Il romanzo nel suo complesso non riesce ad affascinare, ha in sè qualcosa di incompiuto, come se l'autrice non avesse voluto rivelare fino in fondo la sua idea del mondo.

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